Giovan Battista Tiepolo
(Venezia 1696 – Madrid 1770)
Apostolo Tommaso e Apostolo Giovanni
1716 ca – olio su tela, cm. 260 x 240
«Quantunque si dipartisse dalla di lui maniera diligente, giacché tutto spirito e foco ne abbracciò una spedita e risoluta. Ciò appare negli Appostoli che in età d’anni diciannove, dipinse sopra le nicchie della chiesa dell’Ospedaletto». È una testimonianza di prima mano di Vincenzo da Canal che, nello stendere l’esaustiva biografia del pittore Gregorio Lazzarini (1732), descrive anche il suo più geniale allievo: Giovan Battista Tiepolo.
La fonte, molto attendibile, indicando il 1697 come anno della sua nascita, datava al 1716 la prima commissione pubblica tiepolesca a Venezia, ovvero questo tela con i due Apostoli, Tommaso e Giovanni, che occupa il primo soprarco a sinistra, entrando, della chiesa veneziana di Santa Maria dei Derelitti (l’Ospedaletto).
Nel metà sinistra del dipinto san Tommaso è riconoscibile per la lancia che tiene in mano, mentre san Giovanni ha l’attributo del calice con il veleno dal quale sbucano serpenti.
Sul libro che l’Apostolo Giovanni regge fra le mani, Franca Zava Boccazzi (1979) per prima, segnalò la presenza della sigla in lettere capitali “TP”, che possiamo senza dubbio sciogliere in “Tiepolo pinxit”, avendo in tal modo ulteriore conferma della paternità dell’opera.
Se noi pensiamo alla giovanissima età dell’artista, quando si appresta a realizzare questa prima, prestigiosa commissione pubblica, comprendiamo il processo creativo messo in atto dal Tiepolo nell’affrontare la rappresentazione delle due figure che, come fece osservare Adriano Mariuz (2008), si avvicina al «furor ideativo del Tintoretto» esplicitato nei disegni eseguiti per il Gran Teatro di Domenico Lovisa, proprio in quegli anni in corso di elaborazione e stampa.
Egli adotta una soluzione di scorcio dal basso, per “infilare” le due figure in uno spazio irregolare e angusto; le fisionomie appaiono, in alcuni tratti, appena abbozzate, mentre le anatomie si “piegano” alle particolari esigenze spaziali: basti notare come il piede di san Tommaso, si torca rispetto al resto della gamba. Ripetiamo: è un artista giovanissimo quello di Santa Maria dei Derelitti, spinto da un sacro fuoco che lo porta a divorare letteralmente stili e invenzioni del presente e del passato, ma soprattutto lo spinge a osare soluzioni estreme per il gusto della provocazione visiva.
Una provocazione che si spingerà oltre il suo fare artistico e sconfinerà nelle vicende personali del pittore, se pensiamo che proprio in occasione di questo prestigioso incarico, Tiepolo conoscerà Cecilia Guardi, “putta di Coro” all’Ospedale dei Derelitti, e se ne innamorerà. Contravvenendo alle ligie regole del pio istituto, Cecilia fuggirà con il giovane artista che scriverà al Patriarca in persona una lettera di supplica, spiegando che aveva preso «strettissimo impegno di contrarre matrimonio», consapevole che i familiari di entrambi avrebbero tentato di impedirlo «con grave pregiudizio della reputazione e dell’onore» di Cecilia. E il matrimonio riparatore avrà finalmente luogo, in gran segreto, nel 1719.