Artists Need to Create on the Same Scale that Society Has the Capacity to Destroy: Mare Nostrum
a cura di Phong Bui e Francesca Pietropaolo
promosso da Rail Curatorial Projects
Venezia, Pio Loco delle Penitenti
8 maggio 2019 – 24 novembre 2019
dal Martedì alla Domenica 10.00 – 18.00
Inspirata dall’opera testuale al neon di Lauren Bon visibile nella corte — dalla quale prende il suo titolo — questa mostra, insieme alla programmazione pubblica che l’accompagna, 1001 Storie per la sopravvivenza, affronta la crisi ambientale nell’era del cambiamento climatico concentrandosi sul Mar Mediterraneo — crisi di particolare urgenza per Venezia, in pericolo per l’innalzamento del livello del mare. La mostra riunisce 73 artisti di diverse generazioni e back-ground culturali differenti le cui opere selezionate, in una vasta gamma di mezzi espressivi, invitano alla consapevolezza critica sulla fragilità della natura e della vita umana, evocando poeticamente la rigenerazione di sistemi viventi.
Nello spazio centrale della chiesa, l’installazione Passageway [Passaggio] (2013) di Wolfgang Laib introduce i visitatori al prevalente tono meditativo della mostra offrendo una riflessione poetica sul tema del fugace viaggio della vita umana.
L’installazione site-specific di Lauren Bon Inverted Mediterranean Pine [Pino Mediterraneo Invertito] (2019), realizzata in cartapesta, d’acciaio dipinta con carbone prodotto dai recenti incendi boschivi avvenuti in California, è posizionata nelle vicinanze di un foro preesistente nel pavimento della chiesa che rivela le fondamenta e l’acqua sottostante. Il paesaggio sono di Bon, Oratorio Mare Nostrum (2019), opera anch’essa realizzata per la mostra, pone in stretta relazione la laguna e i cicli lunari attraverso la creazione di una mappa per l’ascolto, composta di strati sonori del Mar Mediterraneo. La scultura di Bon St. Jerome’s Study [Lo studio di San Girolamo] (2007), comprendente un tavolo , libri e oggetti ricoperti con catrame, richiama i temi della traduzione ee dell’obliterazione, attirando al contempo l’attenzione sulla minaccia delle fuoriuscite di petrolio nel nostro mare.
La video proiezione su pittura di Shoja Azari e Shahram Karimi, Untitled (Meditation on water surface) [Senza titolo (Meditazione dulla superficie dell’acqua)] (2007), evoca un tranquillo momento di contemplazione.
Nell’esplorare il rapporto tra natura e tecnologia, il nuovo lavoro di Julian Charrière, parte della serie, in corso, Metamorphism [Metamorfismo] (2016–2019), amplifica con intensità i temi dell’effimero e della trasformazione.
Il video di Shirin Neshat, Sarah (2016), crea un paesaggio fisico ed emotivo, nel quale è profondamente sottolineata la relazione tra la Donna e l’elemento dell’acqua.
Presente con il suo staff durante il corso della mostra in uno spazio dedicato (la Sala delle Colonne) la rivista newyorkese Brookliyn Rail — una pubblicazione radicale e gratuita — ricrea il suo “ambiente sociale” a Venezia. All’interno dello spazio di lavoro di Brooklyn Rail è esposta una serie di ritratti realizzati da Phong Bui dal titolo In Conversation #1 [In Conversazione #1] (2011–2019), ed è presentata inoltre The Wall of Offering: To Venice With Love, un’installazione, simile ad un altare, di dipinti, disegni, fotografie e sculture realizzati da un’ampia gamma di artisti affermati ed emergenti. Tra i lavori inclusi vi sono Singer [Cantante] (2008) di Kiki Smith, una scultura raffigurante una giovane con in mano un bouquet di fiori e Honey Collection from the Environmentally Endangered Mediterranean Countries [Collezione di miele dai paesi mediterranei a rischio ambientale] (2007–2019) di Lauren Bon. Sempre in tale spazio sono esposti l’opera al neon Exxtinction (2019) di Justin Brice Guariglia e un video di Newton Harrison A meditation on the Mediterranean [Una meditazione sul Mediterraneo] (2019) insieme al suo libro Book of Lagoons [Libro delle lagune] (1974–1984) che i visitatori sono invitati a sfogliare.
Nella corte è visitabile l’opera al neon di Lauren Bon Artists Need to Create on the Same Scale that Society Has the Capacity to Destroy (2019), e, inoltre, Water Water Everywhere, Not a Drop to Drink [Acqua Acqua ovunque, non una goccia da bere] (2019) di Maya Lin, un’installazione site specific di gocce di rugiada in vetro soffiato che evoca poeticamente il tema dell’acqua. La corte sarà anche animata da performance: durante i ricevimenti d’inaugurazione e chiusura della mostra, Rirkrit Tiravanija, Tomas Vu e Sarah Sze metteranno in scena le loro performances culinarie usando un tavolo multifunzionale —da cucina e da ping pong— realizzato dagli artisti e che rimane esposto nella corte.