Post-Industriale
Alessandro Russo
Post-Industriale
a cura di Marco Marinacci
21 aprile – 12 giugno 2022
La città è sempre stata, fin dall’Ottocento, il fulcro della vita moderna, del dinamismo, del caos. Nel Novecento molti artisti hanno celebrato il paesaggio urbano – basti pensare alla spinta data dai Futuristi in questo senso – scegliendo questo tema come soggetto privilegiato del loro lavoro.
Alessandro Russo si è inserito in questo filone con la naturalezza e la freschezza di un giovane artista, esprimendosi con scioltezza e novità di tratto e con libertà dei mezzi espressivi, pur con la piena consapevolezza di tecniche e di stili appresa nella sua lunga carriera artistica e nei suoi molti viaggi.
Dagli anni settanta a oggi, l’Europa – e non solo – ha però dato il via a una progressiva deindustrializzazione che ha visto gran parte delle aree industriali in uno stato di abbandono. Ciò ha dato forma a paesaggi deserti in cui l’umanità si nasconde nei resti di un’architettura dismessa.
Alessandro Russo – che nel suo linguaggio conserva il saldo legame con la tradizione della pittura del passato, in una perfetta simbiosi tra antico e moderno – è il poeta che ci racconta una storia che non esiste più, ma che continua a vivere nelle inquadrature prorompenti delle sue architetture: queste recano, da una parte la memoria del colore e della luce della sua terra d’origine – la Calabria –, dall’altra la grande libertà derivata dalla conoscenza della più vasta pittura europea, che gli ha permesso di andare oltre le rigidezze tipiche della pittura italiana di paesaggio di questi ultimi decenni.
Il punto di arrivo è la visione di uno scenario nuovo, fatto di colore, di atmosfere, di toni cangianti e di linee verticali e orizzontali che creano un’immagine del tutto nuova, del tutto libera, quasi astratta, della città postindustriale.